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REVISIONE AUTO, MCTCNET2 SCOVA I FURBETTI: 400 MILA NUOVI CONTROLLI NEL 2016
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 10.00 |
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A due anni dall’aggiornamento delle attrezzature nelle officine il sistema ha iniziato a produrre i risultati sperati. Nel 2016 negli 8.382 centri autorizzati sono stati effettuati oltre 13 milioni di revisioni portando alla comparsa di circa 394 mila mezzi in più, tra auto e moto, rispetto al 2014. Secondo Aica, “il sistema è perfettamente in esercizio e sta funzionando ovunque. Lo scopo era di risolvere il fenomeno delle revisioni fantasma e lo sta facendo”.
Pensato per dare la caccia alle revisioni fantasma e ottimizzare il sistema di monitoraggio, il protocollo MCTCNet 2 inizia a dare i frutti sperati. Con il risultato di aumentare la sicurezza stradale, creare una banca dati completa del parco circolante e consentire ai centri autorizzati di lavorare in maniera più efficiente. E questo grazie anche alla novità in arrivo sul tema della formazione del personale addetto ai controlli. Infatti, con la direttiva europea 45 del 2014, da quest’anno è necessaria una maggiore conoscenza e professionalità del processo di revisione per svolgere il ruolo di direttore tecnico. Un investimento indispensabile per le officine e legato a doppio filo con i cambiamenti tecnologici che stanno investendo il settore dell’automotive.
L’MCTCNet 2, dopo una fase di rodaggio iniziale durante la quale le officine hanno dovuto sostenere investimenti per aggiornare software e attrezzature, ha visto esplodere il suo potenziale quest’anno. Con buona pace per timori e polemiche scaturite all’indomani del suo ingresso. Parliamo di un sistema in cui tutte le procedure, dalla prenotazione all’esito della revisione, sono oggi automatizzate. Il che consente alla motorizzazione, a cui vanno inviati i dati, da un lato di monitorare il parco circolante, così da scovare i “furbetti” che evitavano i controlli, e dall’altro di evitare storture, già avvenute in passato, tra chi operava correttamente e chi invece cercava ogni sorta di escamotage per aggirare le regole. “Il sistema è perfettamente in esercizio e sta funzionando ovunque – dice Massimo Brunamonti, coordinatore del Gruppo Diagnosi di Aica – tanto che dopo i timori iniziali è stato ben accolto anche dalle categorie artigiane. Lo scopo era di risolvere il fenomeno delle revisioni fantasma e lo sta facendo”. A dimostrazione di ciò vale il fatto che nel 2016, secondo i dati elaborati in un report dall’Osservatorio revisione veicoli, nei centri autorizzati sono comparsi circa 394 mila mezzi in più, tra auto e moto, rispetto al 2014. Parliamo di veicoli che o non vi erano mai stati prima oppure vi erano andati ma in maniera saltuaria. Dando uno sguardo più da vicino a questo mercato si nota che negli ultimi 12 mesi, sempre secondo l’Osservatorio, gli autoveicoli revisionati nelle 8.382 officine autorizzate sparse in tutt’Italia – 2,9% in più rispetto al 2015 – sono stati 13.918.341, facendo registrare un incremento del 2,4% (321.493) rispetto al 2014. Numeri che, secondo l’analisi, sono il risultato dell’emergere del sommerso e a cui ha contribuito indirettamente anche il protocollo Mctc-net 2. E questo grazie proprio al sistema di monitoraggio e gestione dei dati raccolti dalla motorizzazione. Infatti, queste informazioni sono utili a chi effettua i controlli su strada tramite autovelox e tutor in quanto una volta scattata la foto della targa si può risalire alla cosiddetta “cartella clinica” e all’intera storia del veicolo. “L’MCTCNet 2 è un protocollo di scambio dati tra apparecchiature, inclusa la telecamera, presenti all’interno dell’officina – spiega Brunamonti –. Durante il passaggio del veicolo lungo la linea di revisione vengono registrate le operazioni e viene scattata una foto della targa. Una volta conclusi i controlli, i risultati vengono codificati, criptati e inviati alla motorizzazione. In questo modo non solo non è più possibile manipolarli ma il Ministero può, grazie a un software di filtraggio, sia ispezionare l’operatività di tutti i centri che verificare eventuali anomalie. A questo si aggiunge la possibilità di creare una banca dati completa e utile a chi fa i controlli su strada per capire se un’auto è revisionata o meno, come anche se è assicurata”.
Una piattaforma destinata in futuro a crescere ulteriormente vista la possibilità, contenuta nella direttiva europae 45/2014, di scambiarsi dati, tra paesi membri, su immatricolazioni e revisione degli autoveicoli in circolazione. In attesa di capire come la piattaforma Mctc-net 2 evolverà, un aspetto importante previsto dalla stessa direttiva riguarda il personale destinato a occuparsi del lavoro di revisione. A partire da quest’anno infatti gli elevati standard sui controlli tecnici richiedono livelli di capacità e competenza più specifiche. Tradotto vuol dire investire in corsi di formazione e aggiornamenti periodici. “Tutto ciò è legato al costante avanzamento tecnologico. Investire in formazione è fondamentale – precisa Brunamonti – per continuare a svolgere bene e con efficienza il proprio lavoro”.
Filtri antiparticolato retrofit? Motorizzazione sotto inchiesta e un caso come il metodo stamina.
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.55 |
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Brutta storia quella tirata fuori lunedì scorso da Report sui filtri antiparticolato da montare in retrofit su auto diesel e camion. Nel pieno dei blocchi del traffico 2007-2008 causa polveri sottili, i produttori li indicavano come la soluzione per chi non voleva o poteva cambiare l’auto e premevano sulla Motorizzazione perché li omologasse. Un passo necessario per annotarne il montaggio sulla carta di circolazione e quindi l’esenzione dai blocchi (se il Comune l’avesse prevista anche per i retrofit). Si sa da anni che quella corsa all’omologazione aveva aspetti non chiari. Report, non patendo la schiavitù delle notizie di giornata che opprime il 90% dei media, ha avuto il tempo e la tenacia per approfondire. E ora ci racconta che la Motorizzazione avrebbe omesso alcuni test nel processo di omologazione dei dispositivi Pirelli e Iveco.
Ovviamente sarà la magistratura a darci risposte, con perizie e sentenze che potremo commentare. Ma anche all’epoca dei fatti ci si chiedeva quanto potessero essere efficaci questi filtri non progettati assieme al motore e necessariamente sprovvisti di dispositivi di rigenerazione che ne prevenissero l’intasamento. Girava anche voce che gli intasamenti non fossero affatto rari e che ai meccanici venisse informalmente raccomandato di risolverli bucando il filtro. E cresceva l’impressione che il caso-filtri fosse un business concertato con la politica, grazie a divieti di circolazione molto estesi per i mezzi pesanti in Lombardia decisi dalla Giunta di un Roberto Formigoni la cui immagine di onestà vacillava già all’epoca.
Certo, i produttori negavano. Ma colpiva la gran messe di omologazioni ottenute su svariati veicoli da due soli costruttori di filtri, mentre gli altri arrancavano. Era difficile distinguere il legittimo sforzo economico per lanciare adeguatamente un bel prodotto da quello per ingraziarsi stampa e istituzioni. Ed era difficile trovare risposte definitive: ci vuole la forza economica di commissionare test complessi a organismi davvero indipendenti e poi bisognava aspettare che sul mercato questi dispositivi si diffondessero, per avere le determinanti testimonianze di chi li aveva pagati e li stava utilizzando.
Questi ultimi riscontri saranno ormai difficili da avere: sul mercato i filtri non hanno certo sfondato. Nell’attesa che la magistratura ci dimostri di avere più forze di noi e di saperle usare, sembra quindi restare l’impressione di tanto rumore per nulla.
Ma c’è dell’altro. Report ha imbastito gran parte del servizio sulla storia di una delle aziende che non sono riuscite ad ottenere l’omologazione. È l’altra faccia di questa storiaccia. Ancora più complicata, se possibile: si parla di un abbattimento del particolato ottenuto non con un filtro, ma irradiando onde che modificherebbero la composizione molecolare dei gas di scarico. Un metodo che ricorda altri dispositivi rivelatisi inaffidabili e su cui non sono mai arrivate conferme qualificate. Però un Centro prova della Motorizzazione aveva eseguito test favorevoli, che la direzione generale della Motorizzazione ha bocciato.
A completare il quadro, la teoria di una minoranza scientifica secondo cui i filtri veri e propri sarebbero addirittura dannosi perché non farebbero altro che scindere il particolato in micropolveri ancora più sottili, quindi in grado di penetrare ancor più profondamente nei polmoni.
Anche qui mancano conferme da parte della scienza ufficiale, che però è tacciata di omertà perché ci sarebbero troppi interessi eccellenti in ballo, tra investimenti di multinazionali e incentivi pubblici alla ricerca.
L’unica certezza è che questo è uno dei tanti campi di frontiera, in cui la scienza non ha ancora scoperto abbastanza e siamo destinati a sentire varie teorie ancora per anni prima di avere almeno alcune risposte definitive. Nel frattempo, sentiremo ancora tutto e il suo contrario. Avete presente il metodo stamina?
Servizio di Report al seguente link: http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-89d8fcce-e77b-4ac5-9d73-4e9f12a5c711.html
Auto: scopri dove sono i veicoli non in regola con la revisione
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.55 |
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La coincidenza appare perfetta: dove ci sono criminalità e degrado non si rispetta l’obbligo di far revisionare i veicoli. Questo appare dagli open data divulgati dalla Motorizzazione e riferiti al 25 febbraio 2017 (il prossimo aggiornamento è programmato verso fine luglio): nei centri del Sud (soprattutto di Campania, Calabria e Sicilia) che più spesso sono al centro delle cronache, le violazioni si aggirano sul 30-40%. Nei primi posti della classifica spicca una sola eccezione: la tranquillissima (almeno per quanto riguarda i crimini violenti) Campione d’Italia, enclave in territorio svizzero. Ma c’è una spiegazione e sta proprio in quest’ultimo particolare, perché lì spesso le revisioni vengono svolte nei centri svizzeri più vicini, essendoci un accordo di reciprocità fra i due Paesi per il riconoscimento dei test svolti oltrefrontiera: l’accordo funziona, ma evidentemente ci sono ritardi nello scambio di dati, per cui le banche dati possono non essere aggiornate e può risultare non in regola anche chi lo è.
Un accordo del genere manca invece – paradossalmente – con il resto della Ue. E va combinato con una normativa europea piuttosto lasca e poco attuabile sull’obbligo di reimmatricolare il proprio veicolo nello Stato membro nel quale si risiede effettivamente (cioè si ha la cosiddetta residenza normale, che implica almeno 185 giorni di permanenza in un anno). Il risultato è che i molti italiani che vivono in altri Paesi Ue e si sono portati con se il proprio mezzo vanno non di rado fuori dai termini previsti per far effettuare la revisione, perché non sempre riescono a tornare in Italia per tempo.
Invece, non è tanto alto quanto ci si potrebbe aspettare il tasso di infrazioni nelle piccole isole, dove c’è sempre la sensazione di diffusa illegalità stradale per il fatto che circolano in pochi (e tutti conosciuti a livello locale), a bassa velocità e per brevi tragitti, mentre la vigilanza è ridotta.
In generale, i dati sull’evasione dell’obbligo di revisione sono lievemente sovrastimati rispetto al numero reale dei veicoli che non viene sottoposto a revisione (per pura dimenticanza o consapevolmente). Per due motivi: sono compresi anche i mezzi che vengono portati al controllo e non lo superano (una quota che comunque incide poco, perché da sempre quando emergono carenze che comporteranno la bocciatura la revisione viene interrotta e rimandata, per cui del tentativo andato male non resta traccia negli archivi della Motorizzazione);non vengono scartati i veicoli che si trovano sotto fermo amministrativo, sequestro o sono stati confiscati e attendono di essere rivenduti;ci sono mezzi che non circolano più e che tuttavia non risultano radiati, o perché sono conservati in aree private o perché sono stati abbandonati o perché sono stati affidati a demolitori non autorizzati (che quindi non effettuano la radiazione regolarmente).
Per il resto, i dati tengono conto anche delle diverse scadenze previste dalle norme. Cioè di solito quadriennale e biennale per i mezzi leggeri, annuale per taxi e mezzi pesanti. Ma ci sono casi particolari, come per esempio quelli dei veicoli d’importazione parallela o che hanno avuto gravi incidenti: per ognuno di questi mezzi, la scadenza è determinata in modo “personalizzato” dagli uffici provinciali della Motorizzazione, applicando le regole generali al caso singolo. Ma anche di questo la banca dati della Motorizzazione tiene conto.
La banca dati consente anche di differenziare per tipo di veicolo, ricavando per esempio i dati sulle mancate revisioni dei bus. Un tema che in primavera dovrebbe stare a cuore a molte famiglie che mandano i propri figli in gita scolastica, visto che sono quasi quotidiane le notizie di pattuglie che fermano pullman con gomme usurate, cinture di sicurezza malfunzionanti o addirittura mancanti, martelletti frangivetro assenti e uscite di sicurezza che non si aprono come dovrebbero. E vanno ricordate le immagini della tragedia dell’estate 2013 sull’A16 presso Avellino, quando un guasto alla trasmissione di un bus sottoposto a una revisione fasulla ne provocò la caduta da un viadotto (complici le carenze del guard-rail dell’autostrada), facendo morire 40 persone. La revisione è un’operazione importante per la sicurezza, anche se da sola non garantisce che i veicoli siano del tutto in ordine (tanto che dal 6 giugno i mezzi pesanti dovranno essere presentati al test muniti di un certificato di regolare manutenzione). Prossimamente vedremo quali sono le zone più a rischio.
Revisioni auto: novità in arrivo!
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.50 |
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La prima verifica dovrà avvenire dopo 160 mila chilometri percorsi, dunque eventualmente anche prima dei canonici 4 anni dall'immatricolazione. Per veicoli che hanno subito incidenti gravi la revisione sarà obbligatoria. Le tariffe rimangono invariate, ma in più verrà rilasciato un verbale
Mancano ormai pochi giorni all’entrata in vigore delle nuove regole sulle revisioni: poche modifiche alla norme che aspettano solo la firma del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Gli intervalli per la revisione rimangono i medesimi: primo controllo dopo 4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 24 mesi.
Le novità sono invece che un veicolo coinvolto in un incidente con gravi danni sarà obbligato a passare una revisione dopo essere stato riparato: fino a oggi l’obbligo scattava solo su richiesta discrezionale della Polizia Stradale. Inoltre sarà necessario sostenere una revisione dopo i primi 160mila chilometri percorsi se questi sono stati raggiunti prima dei 4 anni dalla prima immatricolazione.
Nessuna modifica alle tariffe: 45 euro se i controlli vengono portati a termine nelle sedi provinciali della Motorizzazione Civile; 66,88 euro se ci si rivolge ai centri privati convenzionati. Il lavoro del personale specializzato sarà, altra novità pronta per il 2018, corredato da un verbale contenente i risultati del controllo tecnico: lo stesso sarà messo a disposizione dell’intestatario dell’auto sul Portale dell’automobilista.
Sul suddetto certificato di revisione saranno riportate, oltre alla targa e al numero del telaio, informazioni utili relative al chilometraggio registrato al momento dell’ingresso in officina – un parametro che viene già oggi inserito nel sistema informatico ministeriale – o l’efficienza dell’impianto frenante. Il superamento dei controlli di revisione continuerà ad essere certificato dal tagliandino adesivo da applicare alla carta di circolazione.
Il foglio unico sostituirà il libretto di circolazione
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.35 |
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Il foglio unico sostituirà il libretto di circolazione: si risparmiano 39 euro. Le attività di Pra e Motorizzazione saranno messe insieme: via libera al documento che sostituisce libretto e certificato di proprietà.
Le attività di Pra e Motorizzazione saranno messe insieme: via libera al documento che sostituisce libretto e certificato di proprietà
Addio a libretto di circolazione e certificato di possesso dell’auto. I due documenti confluiranno infatti all’interno del foglio unico che permetterà agli automobilisti di risparmiare 39 euro.
E’ questo uno dei corollari della riforma della pubblica amministrazione che prevede, fra le altre norme, l’unificazione delle attività del Pubblico Registro Automobilistico (Pra) e della Motorizzazione civile, che confluiranno in un unico ufficio sotto l’egida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini ha spiegato che queste modifiche agli automobilisti “di pagare 61 euro invece degli attuali 100, oltre che un risparmio nelle spese di gestione degli enti”.
Il 7 febbraio l’autorià antitrus aveva sollecitato la creazione di “un’unica agenzia sottoposta alla vigilanza del Ministero dei Trasporti in cui far confluire le funzioni ad oggi svolte dal Mit e da Aci con l’introduzione di un’unica modalità di archiviazione finalizzata al rilascio di un documento contenente i dati di proprietà e di circolazione”.
Revisioni veicoli industriali: nuove procedure operative e informatiche.
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.20 |
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Il Ministero dei Trasporti ha diramato delle nuove istruzioni operative per le revisioni dei veicoli con massa complessiva superiore alle 3,5 tonnellate e degli autobus. L’entrata in vigore della nuova regolamentazione, inizialmente fissata per il 13 marzo, è stata poi slittata al 4 aprile 2017.
Con la circolare RU/4791 del 27 febbraio, la Direzione Generale per la Motorizzazione ha definito nuove istruzioni sulle procedure operative e informatiche, in vigore dal prossimo 4 aprile 2017. La circolare stabilisce che le operazioni di revisione dei veicoli con massa complessiva superiore alle 3,5 tonnellate e degli autobus devono essere svolte “secondo i principi enunciati nell’allegato 1, parte integrante della circolare. Detta tabella è suddivisa in tre colonne, ovvero elemento da controllare, metodo, motivazione di esito non regolare”.
La circolare, inoltre, precisa che “per una più semplice e immediata lettura delle norme, è stato inoltre redatto l’Allegato 2, che suddivide i controlli che devono essere effettuati durante l’operazione di revisione in:
- controlli strumentali (colonna A),
- controlli visivi impliciti al controllo strumentale (colonna B),
- controlli visivi espliciti non ricompresi nei controlli strumentali (colonna C),
- controlli visivi con manodopera effettuabili solo da officina (colonna D).
Questi ultimi controlli, quindi, non sono svolti dal personale che svolge la revisione, ma sono di competenza dell'officina che esegue la manutenzione del veicolo, che dovrà emettere una specifica certificazione sul retro del nuovo modello TT2100. L’operatore di revisione, infatti, non è abilitato ad eseguire quest’ultima tipologia di verifiche, che comportano lo smontaggio di alcune parti del veicolo oppure l’utilizzo di attrezzature specifiche non presenti in sede di revisione.
Questa novità, in concreto, impone una nuova verifica preliminare che l'autotrasportatore deve far svolgere, a sue spese, da un'officina prima di portare il veicolo alla revisione. E proprio questo punto è stato ampiamente criticato dalle associazioni degli autotrasportatori.
"Siamo di fronte a un’ulteriore penalizzazione per le imprese del settore – ha dichiarato Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti e Unatras – Prevedere un ulteriore passaggio in officina significa ulteriori complicazioni e maggiori costi. Non si può continuare ad appesantire la vita delle aziende con provvedimenti burocratici a sorpresa che fanno lievitare i costi di gestione. E tutto ciò senza aver consultato la categoria e in un contesto in cui le Motorizzazioni non riescono a garantire servizi minimi ed efficienti all'utenza".
Per ulteriori approfondimenti sulla normativa: https://www.notiziariomotoristico.com/media/arts/circolare_ru_4791_del_27_02_2017-revisione_veicoli_sup_35_ton_e_autobus.pdf
Revisione auto: sparisce lo storico dei chilometri, una beffa!
Pubblicato il 18 luglio 2017 alle 09.10 |
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Un addetto ai lavori ci rivela che i chilometri registrati durante le revisioni sono diventati segreti: un aiuto in più ai venditori auto truffaldini.
Nei primi giorni di aprile 2017 era diffuso un grande sentimento di rivincita da parte di tutte le persone oneste per la novità presentata sul Portale dell'Automibilista "verifica ultima revisione" - leggi qui le utime novità. Il 2015 è stato un anno di grande cambiamento per i Centri di Revisione in Italia per l'introduzione del protocollo MCTC Net2 che, tra le tante novità, imponeva l'obbligo di registrare i chilometri al momento della revisione. Ecco spiegato il motivo per cui tanti veicoli riportano come chilometraggio 0: se il veicolo è stato revisionato nel 2015 con protocollo MCTC Net1, il dato non è stato riportato, nulla di anomalo. Ma vediamo un esempio pratico delle conseguenze che ha portato sulla possibilità di smascherare una possibile truffa di un'auto con i chilometri scalati, che verrebbe meno se il MInistero che abbiamo interpellato dovesse confermare il tutto.
ESEMPIO DI UN'AUTO CON I KM SCALATI
Considerando che siamo circa a metà dell'anno in corso e sapendo che i centri si sono adeguati al nuovo protocollo in modo regolare e "ordinato", possiamo affermare che la metà dei veicoli revisionati nel 2015 dovrebbe avere il chilometraggio noto. La totalità di questi veicoli, se ha rispettato le scadenze, nel 2017 è stato sottoposto a nuova revisione ministeriale e quindi a raccolta dei chilometri. Due dati sono pochi per fare una stima e per ricostruire la vita di un veicolo, ma è evidente che, se ad aprile 2015 un veicolo aveva 90.000Km e ad aprile 2017 40.000 Km...qualcuno potrebbe aver tentato una truffa. Guardiamo l'esempio seguente per capire meglio.
COSA E' CAMBIATO
Il servizio del Portale dell'Automobilista era talmente impeccabile che qualcuno avrebbe pensato di modificarlo, rendendolo ambiguo e poco affidabile. Nelle prime settimane di aprile era possibile vedere lo storico dei chilometraggi rilevati con protocollo MCTC Net2 per un determinato veicolo, ora, per lo stesso veicolo, sarebbero disponibili solo i dati dell'ultima revisione, vedi immagini sopra della stessa auto con e senza lo storico dei chilometri. Che fine hanno fatto gli altri dati? I dati ci sono, ma sarebbero occultati. Forse perchè a molti venditori truffaldini non è piaciuto lo scherzo di poetr leggere la traccia dei chilometri percorsi da un'auto sottoposta a revisione? Se così fosse questi "furbetti", chiamiamoli così, avrebbero trovato il modo legale per aggirare il problema, ovvero facendo sottoporre il veicolo a nuova revisione con il chilometraggio già manomesso, e registrare il dato sbagliato.
IL PARERE DELL'ADDETTO AI LAVORI
Ebbene si, in tutta Italia si sono registrati svariati casi di questo tipo e sapete qual è la differenza con i tentativi di corruzione precedenti? Prima dipendeva tutto dall'onestà e dalla professionalità del Responsabile Tecnico che era tenuto ad inserire i dati reali, non quelli che il venditore avrebbe voluto fossero inseriti; ora è illegale rifiutarsi di eseguire una revisione perchè è un pubblico servizio. Non esiste proverbio più azzeccato di "fatta la legge, trovato l'inganno". Se la situazione sul Portale dell'Automobilista dovesse rimanere invariata, lo scrivente consiglia a tutti gli automobilisti di diffidare delle auto che hanno revisioni fatte in anticipo, vi posso assicurare che nessuno mai le fa involontariamente. Le etichette che certificano la revisione sono difficili da scollare, verificate sempre che non ci siano due talloncini sovrapposti, in quel caso è lecito fare qualche domanda al venditore. E SicurAUTO.it di domande su questa vicenda ne ha fatte al Ministero dei Trasporti, ma la risposta - forse troppo scomoda - non è ancora arrivata. Restate collegati poichè vi aggiorneremo sugli sviluppi appena avremo novità.